La Villa Pallavicino (tunel nazista) Ivrea (TO)
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La Villa Pallavicino (tunel nazista) Ivrea (TO)

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Lamenti strazianti, flebili melodie e ombre lungo i corridoi deserti. C'è chi sostiene, e sono in molti, che tra le mura in rovina di villa Pallavicino, l'imponente edificio abbandonato che dall'alto del promontorio domina Salerano, si aggirino presenze soprannaturali. Quella che dal 1920 fu residenza estiva dei marchesi Pallavicino Mossi, disposta su tre piani, con 21 camere da letto, 10 bagni, biblioteca e cappella privata (tuttora consacrata), sarebbe oggi triste dimora dell'anima inquieta di una bimba schizofrenica, la cui morte pare avvolta nel mistero. Si suicidò o fu uccisa dalla madre nella stanza dalle pareti azzurre al secondo piano? Dicerie che, passando di bocca in bocca, si arricchiscono di nuovi inquietanti particolari. Chi, per curiosità, si è introdotto di soppiatto nella villa giura che sia tutto vero. «Sono sempre stata scettica – rivela una persona che preferisce restare anonima – ma quella casa è davvero inquietante. Percorso un breve corridoio mi sono affacciata nell'atrio, a lato della scalinata centrale di marmo bianco, ho sentito per qualche istante le note di un pianoforte. Ho poi avvertito capogiri, senso di nausea e uno stato d'angoscia che si è allentato solo all'uscita». Anche Marco S. è stato nella casa: «Ho sentito urla femminili, strani fruscii e rumore di finestre che sbattevano». Da una decina d'anni Lorenzo E. raccoglie testimonianze sulla vicenda: «Tutti confermano di aver percepito strane presenze, suoni sinistri o melodie». Esiste anche in un video caricato sul web, di dubbia interpretazione, dove compare un'ombra sfuggente. C'è però chi quella casa la conosce bene, per esserci vissuto, e mal digerisce certe dicerie: «Sinceramente mi sembrano tutte assurdità». A parlare è una persona (che non vuole rivelare il suo nome) molto vicina alla scomparsa contessa Bianca, ultima erede dei Pallavicino Mossi. «Per oltre vent'anni ho frequentato la villa. La stanza azzurra al secondo piano era soprannominata camera del barone e vi soggiornava appunto il cugino dei conti. I bambini dormivano all'ultimo piano, nell'ala est. Anche la leggenda sulla premonizione della fine della famiglia alla quarta generazione è priva di fondamenti storici perché le date non coincidono». Per fugare ogni dubbio basterebbe consultare l'albo genealogico e la documentazione storica relativa ai Pallavicino Mossi, conservata alla Biblioteca reale di Torino, purtroppo ancora stipata negli scatoloni e non accessibile. I carteggi storici della villa, custoditi a Salerano, andarono invece distrutti dai nazisti che insediarono nella dimora il loro comando. «Credo che tutto sia cominciato dopo la morte della contessa, a fine Novanta, quando la casa rimase alla mercé dei vandali che imbrattarono i muri con scritte a sfondo satanico. Sicuramente Bianca, molto credente, sarebbe rimasta amareggiata». L'ex inquilino assicura che nella villa non accadde mai nulla di strano: «Era un ambiente sereno. Io ero ragazzino, i conti già anziani, trascorrevano il loro tempo leggendo, passeggiando nel parco e ricevendo qualche ospite». L'uomo mostra le foto delle stanze, un tempo arredate con gusto e ricercatezza, e confrontandole con quelle recenti, che denotano degrado e abbandono, c'è da credere che se esistesse davvero un fantasma avrebbe tutte le ragioni per essere infuriato. Paola Principe
Leggenda urbana,edifici abbandonati,lasciati a se stessi,le indagini sono condotte senza asportare,imbrattare,provocare danni. Urban legend, abandoned buildings, left to themselves, the surveys are conducted without remove, deface, damage.
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