Urbex Villa Capriglio Torino
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Urbex Villa Capriglio Torino

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Nel torinese, tra le nebbie quasi abituali presenti sulla strada del Traforo di Pino, si erge una villa che, nelle fredde notti di plenilunio, compie viaggi spazio-temporali, appare e scompare come in un magico gioco di prestigio: si tratta di Villa Capriglio, da alcuni conosciuta come la Villa Gialla, dato il colore delle mura. La villa ha in sé una storia antica e inquietante, che pare accompagnarla fin dalle prime origini. La sua costruzione risale agli inizi del 1700, su progetto di un collaboratore di Juvarra. Ebbe molti proprietari, passò da una famiglia all’altra come se in realtà essa stessa non volesse appartenere a nessuno. I primi possessori furono i Marchisio, che, nel 1746, vendettero l’immobile a Gianpaolo Melina, Duca di Capriglio, da cui la villa prese il nome. Essa venne in seguito acquistata nel 1793 dal Regio Demanio, e si coniò allora la battuta del suo passare “dal Demanio al Demonio”. Secondo il chiacchiericcio locale, fu proprio agli inizi dell’800 che l’architetto incaricato di ristrutturare l’edificio volle aggiungere dei sotterranei segreti, che confluivano in un’ampia sala pentagonale. Si racconta che egli praticasse riti satanici e che abbia addirittura convinto i proprietari dell’epoca ad unirsi a lui in tali cerimonie perverse. Sono di quegli anni numerose storie di belle e giovani fanciulle prelevate dalle campagne e poi fatte sparire nel nulla. I contadini evitavano di avvicinarsi all’abitazione e la additavano con sospetto e terrore.Nel 1838 la acquistò Antonio Callamaro, preside della Facoltà di Legge di Torino, il quale, nel 1878, la lasciò in eredità alla figlia, moglie dell’avvocato Edoardo Cattaneo. Dopo di loro la villa cadde in stato di abbandono, fino a quando, nel 1963, diventò proprietà del Comune di Torino che non se ne occupò fino al 1971. In quell’anno si verificarono atti vandalici che non poterono passare inosservati, tra cui l’ingiustificabile furto di una imponente statua di Ettore Bernardo Falconi. Perché il degrado non diventasse irrecuperabile, il Comune decise di procedere ai lavori di restauro, ma il tentativo di ripristino si rivelò una farsa. Proprio in quelle circostanze, alcuni operai scoprirono dei bizzarri cunicoli sotterranei, la funzione dei quali rimase indefinita, anche perché di lì a poco i lavori vennero bruscamente interrotti.
L’ultimo tentativo di utilizzo della villa fu ad opera dell’associazione culturale “I Leonardi” che, al 1999 al 2009, organizzò all’interno dell’edificio eventi di vario genere. Anche questa volta il sito venne abbandonato in pochissimo tempo e con pochissime spiegazioni.

Leggenda urbana,edifici abbandonati,lasciati a se stessi,le indagini sono condotte senza asportare,imbrattare,provocare danni. Urban legend, abandoned buildings, left to themselves, the surveys are conducted without remove, deface, damage.
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